Riflessioni al carcere di San Vittore

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30 10 2017

(a cura di Catia B.)
Nel ripensare all’esperienza di oggi al carcere di San Vittore, ho cercato un filo conduttore alle molte emozioni, ai pensieri, alle sensazioni. La celebrazione con i detenuti maschi così apparentemente fredda, quella nel reparto femminile così coinvolgente, quel luogo fisico fatto di dolore e contraddizioni, sembravano così lontani, troppo lontani per trovare un senso, un’idea comune. Poi ho pensato alla Parola di Dio di oggi, la lettera di San Paolo e il Vangelo. La scelta di ognuno nasce dal libero arbitrio che Dio, amandoci, ci ha dato. Certo, sarebbe tutto più facile se Lui scegliesse per noi, invece ci ha fatti liberi in quanto figli, e come tali amati anche nell’errore.

Con questo pensiero ho ripercorso i vari momenti, dalla Rotonda in cui detenuti e secondini erano identici tranne che nell’abito, alla preghiera finale alla Madonna in cui ho finalmente sentito la voce di uomini feriti che però desiderano la tenerezza di Maria, all’aspetto così normale delle donne, curate per la S. Messa della domenica, umili fino a dire di loro stesse “ho paura di questa Parola perché sono peccatrice“. Anche la Maddalena lo era, eppure è stata amata e salvata da Gesù.

Visitare i carcerati è un’opera di Misericordia, non facile sia perché è obiettivamente difficile accedere, sia perché ne esci con il cuore a pezzi. Però è davvero importante riuscirci come in queste occasioni – per i detenuti e per noi – per ricordare a noi stessi che non è scontata la felicità che abbiamo; che la libertà è un bene prezioso, e per pregare per quei giovani, uomini e donne, affinché escano dal carcere con il desiderio di una vita nuova, buona, feconda.

Ho ricevuto pace

(a cura di B.B.) Che strano effetto ascoltare il Vangelo di oggi insieme alle detenute e ai detenuti di San Vittore

“… Il Regno dei Cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo…”.

Provo un po’ di imbarazzo qui dentro, dove è facile sentirsi “i buoni” che il Signore sceglierà e provare pietà per “i cattivi” che saranno gettati nella fornace ardente.

Ma subito il sentimento meschino procura vergogna, pentimento e angoscia: lo so bene che la giustizia di Dio non è quella degli uomini e che ciascuno renderà conto in base ai “talenti” ricevuti. Non sono le sbarre della prigione che separano il male dal bene…

Chiedo perdono.

Prego Dio di ridare la speranza di Salvezza e Redenzione a Rosanna che, durante l’omelia, con semplicità afferma che la sua vita è “solo male” e a Stefania che, con altrettanta sincerità, dice che il Vangelo di oggi le fa paura.

Ringrazio Dio per questa stretta di mano prima di ricevere l’Eucarestia… volevo far opera di misericordia e ho ricevuto pace.

Animazione liturgica al carcere di San Vittore del 29 ottobre 2017.

(a cura di Claudio R.) Anche quest’anno il coro della Comunità Pastorale Giovanni Paolo II è stato chiamato ad animare con il canto le due messe domenicali presso il carcere di San Vittore.

Ad accoglierci Riccardo, uno studente del Seminario Diocesano di Venegono, che con i suoi soli 24 anni e soli due mesi di servizio presso il carcere, sembra già un veterano del luogo; deciso, pronto e determinato. Ringrazio Dio di aver concesso ad un ragazzo così il dono della vocazione, monito per i ragazzi di oggi (e per noi adulti) spesso dimentichi di quel senso di appartenenza ad un Altro per il quale è diventato naturale per Riccardo donare tutta la sua vita al servizio dell’uomo.

L’esperienza, come gli anni passati, non cambia e rimane sempre toccante.

Ma chi sono i carcerati? Cosa hanno fatto?

Mi e venuto subito alla mente il monito semplice di mia nonna quando da piccolo non mi comportavo bene: “Se non fai il bravo, chiamo i carabinieri che ti portano in prigione!”. Diventa naturale allora pensare che siano solo i cattivi ad essere in prigione.

Ma sei proprio sicuro, Claudio?

Ho provato così a pensare ai “carcerati” presenti nel Vangelo, per vedere se è proprio così: anche Gesù è stato incarcerato. Se vivesse oggi qui, dove non c’è la pena di morte, l’avrei incontrato domenica dietro quelle sbarre. Anche Lui ha subito l’arresto e la detenzione…..ricordo in proposito la scena straziante del film “The Passion” dove Maria sente la presenza di suo figlio incatenato proprio sotto il terreno che calpesta. Questa sensazione la porta a gettarsi a terra e ad accarezzare il pavimento per far sentire a Gesù, che realmente nel film è proprio lì sotto, la sua vicinanza.

Anche il Battista, ci dice il Vangelo, prima del supplizio è stato messo in catene e condotto in carcere.

Quindi persone “giuste” finite in carcere a causa della “in- giustizia” umana.

Il Vangelo ci parla però anche di persone imprigionate perché ree di misfatti. Non so che fine abbia fatto Barabba una volta trovata la libertà, ma di certo quanto dice Gesù al ladrone che in croce si pente, mi mette una gioia immensa.

Tutti possiamo essere salvati, ma proprio tutti. Non c’è distinzione davanti a Dio tra chi nel mondo è “libero” e chi invece si trova in carcere. E tutti possiamo diventare quei pesci che, tratti dalla rete di cui parlava Vangelo in quello stesso giorno, possono essere separati da quelli non buoni e destinati al Regno di Dio.


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