Piccole (grandi) Apostole della Carità

News > Liturgia e Sacramenti > Altre celebrazioni > Piccole (grandi) Apostole della Carità
02 03 2012

Messa della Fraternità di giovedì scorso, prima settimana di Quaresima. Ospiti Manuela e Francesca due "Piccole Apostole della Carità", l'istituto secolare fondato dal beato Luigi Monza al quale si deve anche l'esperienza de "La Nostra Famiglia" che oggi si dedica alla riabilitazione dei bambini con disabilità e all'assistenza alle loro famiglie.

Dopo la liturgia della Parola e, più tardi, al termine della "cena povera" per celebrare l'ingresso in Quaresima, Francesca e Manuela ci hanno raccontato la loro esperienza e ci hanno coinvolto, con commossa semplicità, nella loro vita di Piccole (ma grandi) apostole della Carità – simboli concreti dell'amore di Dio nel mondo – alle prese con l'universo dei bimbi che resta stupefacente anche quando è costellato di disagi piccoli e grandi. Bimbi che, con uno sguardo, un gesto, un sorriso, ripagano a usura l'amore con il quale vengono circondati.

E davanti agli occhi sgranati e al sorriso di un bimbo – hanno più volte rimarcato Francesca e Manuela – cadono le paure, cadono i timori, scompare la stanchezza. E con la preghiera continua si moltiplicano le forze e si guarda con gratitudine al Salvatore che ci insegna ogni giorno quanto sia stupendo vivere nell'Amore.

Grazie Manuela, grazie Francesca. La vostra testimonianza ci ha fatto tardare a prendere sonno: vi abbiamo pensato correre nella notte verso Ponte Lambro, verso i vostri piccoli amici che poche ore dopo avrebbero cercato – e trovato – nei vostri occhi un sorriso e una carezza.

Per saperne di più sulle Piccole Apostole della Carità e su La nostra Famiglia.

Ecco il testo della meditazione di Manuela sulla Parola di Dio:

Commento al Vangelo Mt 5, 20-26

Ma io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel Regno dei cieli”

Il brano del Vangelo di oggi è proprio molto impegnativo ….
Parla della giustizia, ma non della nostra, capace di ergersi a giudizio spesso inappellabile nei confronti delle persone, ma della giustizia che viene da Dio.
Gli scribi ed i farisei – esperti della Legge e fedeli osservanti delle più minuziose norme -, si distinguevano e si imponevano tra il popolo per l’osservanza scrupolosa e rigida della legge, che li faceva sentire “giusti” e spesso li portava a guardare gli altri con disprezzo (è nel Vangelo di Giovanni che i capi dei sacerdoti ed i farisei alle guardie tornate senza aver catturato Gesù dicono “Questa gente che non conosce la legge è maledetta -Gv 7,49).
Il senso biblico del termine “giustizia” è invece molto più esteso di quello usato correntemente. Non è tanto da intendersi in senso strettamente “giuridico”, ma piuttosto come “giusta” relazione tra Dio e l’uomo. Però questa giusta relazione rischiava di fermarsi ad una stretta osservanza di norme (vedi il legalismo dei farisei).
Per la Bibbia il “giusto” è colui che vive nella propria vita la santità di Dio, è cioè trasparenza dell’Amore di Dio, di quell’Amore che non si “guadagna”, che non si ottiene in virtù di un merito, ma che si accoglie in sé come dono ricevuto. Gesù supera la legge antica perché accentua l’aspetto dell’amore e della gratuità del dono.
La giustizia, infatti, non viene da ciò che io faccio per Dio osservando la legge, ma da ciò che Dio fa per me, accogliendomi come figlia, figlio. Sarò pertanto giusto davanti a Dio quando cercherò di accogliere e perdonare le persone come Dio mi accoglie e mi perdona.
Solo l’Amore rende giusti. Solo l’Amore di Dio ci rende giusti.
Gesù poi riprende il comandamento “non uccidere” e dice che chi si adira, chi dice stupido, o pazzo al proprio fratello sarà destinato al fuoco della Geenna.
L’adirarsi, il dire “pazzo”, “stupido” al nostro fratello hanno a che vedere con l’incapacità a considerare il fratello in quanto tale, con il credersi migliore, con il pensare di essere noi stessi la misura di ciò che è giusto, di ciò che è fatto bene, di ciò che è vero: in questa logica non c’è spazio per l’altro.
E questo può “ucciderle” il fratello nel suo desiderio di essere, di esprimersi. Si può uccidere una persona anche senza compiere il gesto fisico, ma possiamo ucciderla con i nostri pensieri, i nostri giudizi, la nostra aggressività, il pettegolezzo, l’ingiusto peso imposto, il pregiudizio. E questo avviene più spesso con i fratelli e le sorelle che sono a noi più vicini e che magari hanno meno possibilità o capacità di difendersi…… E che tacciono, non dicono nulla.
Il Signore ci chiede invece essere persone di riconciliazione, di pace, di misericordia, di amore grande, ma non come il risultato di uno sforzo titanico, ma come risposta all’Amore di Dio per me. Dio infatti non si stanca di amarmi, non si stanca di ricominciare con me, non si stanca di darmi sempre, ancora un’altra possibilità. Proprio perché sono continuamente “graziata” dalla misericordia del Signore il mio cuore deve essere pronto all’accoglienza.
Il Signore ci dice di non offendere in nessun modo, di non ferire il cuore dei fratelli perché ciò che impedisce il contatto con i fratelli, impedisce anche la relazione con Dio, crea una barriera con Dio.
E Gesù incalza ancora: il suo discepolo potrà venire offeso; in questo caso dovrà per primo offrire la possibilità di riconciliarsi con lui. Gesù non ci dice infatti “se tu hai qualcosa contro qualcuno”, ma se l’altro ha qualcosa contro di te… Gesù chiede a noi di fare il primo passo, chiede a noi di non aspettare che sia l’altro a cercare la pace. L’iniziativa deve essere nostra …
“23 Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24 lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono". La preghiera esige un gesto di riconciliazione per essere ascoltata da Dio.
Tutto questo ha proprio dell’impossibile se guardiamo a noi stessi. E’ troppo difficile quanto ci chiede il Signore! Il Signore in fondo ci chiede di cambiare il cuore e di diventare figli del perdono perché perdonati nel profondo e capaci quindi del gesto “inaudito, ma profetico” del perdono e della riconciliazione.
E’ per questo che dobbiamo chiedere la Grazia al Signore di darci un cuore come il Suo per essere capaci di fare il primo passo e di cercare sempre la pace.
L’amore non è solo qualcosa di spontaneo, non è legato a ciò che immediatamente sento nell’ambito della sfera emotiva, ma è scelta, decisione libera. E’ risposta libera all’Amore che Dio ha per me.
Se la nostra giustizia non supera il livello del rispetto formale della legge per entrare nella logica dell’Amore, stiamo percorrendo una strada sbagliata. L’Amore infatti, quando ricalca quello di Dio, non tollera ombre, da qualunque parte provengano.
Il Signore ci aiuti a eliminare da noi tutto ciò che è giustizia farisaica, culto dell’apparenza, ricerca di consenso e di ammirazione.
E come abbiamo pregato con il salmo: Signore aprici gli occhi perché possiamo considerare le meraviglie della tua legge. La legge dell’Amore

                                                                                                                                          Manuela Nascimben

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


CONDIVIDI!