Scola: è ora che l’Europa si apra alla dimensione religiosa

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17 06 2013

Cristiani e musulmani possono – debbono – vivere assieme anche in Europa. Ne va del futuro di entrambi, attraversato oggi da crisi religiose e da  pesanti problemi economici.

Se ne parla per due giorni al convegno del Comitato scientifico della Fondazione Oasis, presieduto dal cardinale Angelo Scola che di Oasis – nata per sostenere i cristiani laici che vivono nel mondo islamico e che poi si è trasformata in un ponte tra le due culture – è anche il fondatore.

Martino Diez, direttore scientifico della Fondazione, nell'introdurre l'argomento ha ricordato che: «la protesta in corso a Istanbul e in altre città … mostra che la questione della secolarizzazione non può essere ridotta a un conflitto tra i sostenitori di una visione laica di tipo tradizionale e i fautori di una teologia politica». Diez ha sottolineato come non sia un caso che la protesta «è scoppiata questa volta non intorno a un articolo della Costituzione o a una bozza di riforma, ma intorno a un parco e al progetto di trasformarlo in un centro commerciale, simbolo del nuovo benessere su cui il Partito al governo fonda le sue credenziali».

Benessere conquistato da una parte, dunque, e crisi dall'altra. Che, come ha ricordato l'Arcivescovo, «in Occidente non si limita all'ambito economico. Essa è anche crisi della rappresentazione e della rappresentanza politica e come tale investe partiti e istituzioni». Scola parla di «punto di svolta» con cui «devono fare i conti le comunità cristiane presenti in Europa. Uno dei motivi di fondo delle innegabili difficoltà che come Chiesa stiamo attraversando è il rischio di non reggere il paragone con questa nuova fase della storia; anzi, a volte sembriamo non renderci conto né dell'urgenza di tale paragone, né di che cosa esso implichi. Manchiamo il bersaglio. Da qui nasce, a mio avviso, come nostro compito specifico di cristiani in Europa, la necessità di una nuova interpretazione culturale della fede, e, più in generale, delle religioni».

Comprendere questo punto di svolta è per Scola la necessità di «vivere in ogni ambito dell'umana esistenza le dimensioni della fede cristiana fino alle sue implicazioni antropologiche, sociali e al rapporto con il creato». Per questo l'Arcivescovo invita l'Europa a fare «sintesi» ad «aprirsi nuovamente alla dimensione del religioso, ma senza cedere alla tentazione di una sua ideologizzazione. Certo, significa camminare su un crinale – ha concluso Scola –, ma è il compito urgente dell'Europa. L'alternativa a questa visione culturale di ampio respiro è impostare i rapporti unicamente sul piano economico. Ma negli ultimi anni le soddisfazioni che l'economia sta dando a noi europei non sono certo esaltanti».

QUI sotto, il video della conferenza stampa conclusiva della prima giornata del convegno.

 

 

 

 

 

 

 


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