
«Ho bisogno di voi, di tutti voi, per poter svolgere nella gioia e non nel lamento questo gravoso compito di cui, ne sono ben consapevole, dovrò rendere conto». È con queste parole che il card. Angelo Scola si è presentato alla Diocesi il 26 settembre scorso, giorno del suo insediamento ufficiale sulla cattedra di Ambrogio. «Cercherò di far mie le parole che in tutta semplicità il Santo Padre ha rivolto a me e ai vescovi ausiliari mercoledì scorso consegnandomi il pallio: "L’arcivescovo viene da Milano e tutto il suo cuore sarà per Milano"».
Così, nella sua omelia, il nuovo arcivescovo ha voluto ricordare le sue origini lombarde e il suo stretto legame con la diocesi che gli è stata affidata. «Ma anche voi, come osserva acutamente il testo sacro, non dovrete mai dimenticare che la gioia del vostro pastore è un "vantaggio per voi"», ha aggiunto. Poco prima aveva citato le parole della Lettera agli Ebrei: «Obbedite ai vostri capi, state loro sottomessi», parole che lui stesso ha definito «a prima vista ostiche», ma che ha spiegato come «una dolcissima espressione di fraternità tra noi tutti», perché la citazione prosegue: «affinché lo facciano con gioia e non lamentandosi»
La fede e la vita
Per il cardinale, è necessario che la Chiesa torni a farsi prossima alla gente, per fermare quel processo di separazione fra fede e vita tipico del nostro tempo. L'arcivescovo, nella sua omelia, ha fatto riferimento a quanto, su questo stesso tema, aveva affermato a suo tempo il cardinal Montini, il futuro Papa Paolo VI. «Nel giovane Montini – ha ricordato il cardinale – era ben chiara una convinzione: un cristianesimo che non investa tutte le forme di vita quotidiana degli uomini, cioè che non diventi cultura, non è più in grado di comunicarsi». «Da qui – ha proseguito – il processo che avrebbe portato inesorabilmente alla separazione tra la fede e la vita cui il magistero di Paolo VI fece spesso riferimento, e avrebbe condotto al massiccio abbandono della pratica cristiana con grave detrimento per la vita personale e comunitaria della Chiesa e della società civile».
La crisi economica
«Nei vent'anni del mio ministero episcopale, – ha continuato l'Arcivescovo – ho avuto dolorosa e crescente conferma che gli uomini e le donne delle generazioni intermedie sembrano sopraffatti dal "mestiere di vivere". Normalmente non sono contrari al senso cristiano dell'esistenza, ma non riescono a vederne la "convenienza" per la vita quotidiana loro e dei loro cari». «D'altra parte – ha aggiunto ancora – la Chiesa non può prendere a pretesto, per attutire la necessità di fare i conti con questo giudizio, il travaglio proprio della convulsa transizione in cui siamo immersi, che ha nel male oscuro della cosiddetta crisi economica, finanziaria e politica la sua palese espressione. Fin da ora voglio ripetere a tutti gli abitanti della diocesi l’invito dell’Arcivescovo Montini: "Se non vi abbiamo compresi … se non siamo stati capaci di ascoltarvi come si doveva, vi invitiamo: 'Venite ed ascoltate' ”. Tuttavia, come già fu per la missione montiniana, questo “Venite ed ascoltate” presuppone da parte dei cristiani un andare, un rendersi vicini agli uomini e alle donne in tutti gli ambiti della loro esistenza».