Don Giuliano scrive: 1 Settembre 2004 1 Settembre 2014

Oggi, 1 Settembre 2014, è per me una data significativa.
Anzitutto personale, perché in questo giorno, tanti anni fa, si sono sposati i miei genitori dando concretezza ad un amore del quale io sono un frutto.
Poi pastorale perché il Cardinale Dionigi Tettamanzi mi ha nominato parroco di san Martino in Greco il 1 settembre del 2004: dieci anni quindi!
Il 1 settembre del 2010 parroco di santa Maria Goretti e finalmente il 1 Settembre 2011 Responsabile della Comunità Pastorale Giovanni Paolo II con nomina del cardinale Angelo Scola: oggi è l’inizio del quinto anno …
Quest’estate sono stato a Patmos (una delle isole del Mar Egeo) dove l’evangelista Giovanni ha ricevuto la Rivelazione (αποκαλυψη) e lì ho fatto gli esercizi spirituali sul testo dell’Apocalisse. Avevo con me anche due libri: quello di un credente-pensante Pino Stacari sj Sulla Spiaggia del Mare e quello di un non-credente-pensante, Massimo Cacciari, Il potere che frena.
Ho cercato di seguire ‘da secondo’ l’Apostolo Giovanni cercando di fare un po’ quello che ha fatto lui, così è stata la mia preghiera e il mio desiderio: volgere lo sguardo alla Parola, lasciandomi coinvolgere in tutto ciò che fa di noi un essere vivente in tutte le sue dimensioni: cognitiva, spirituale, psichica e volitiva …
Volgere lo sguardo alla parola è anzitutto obbedire ad una voce, ascoltarla, desiderando dal profondo di percepirla senza perdere una sillaba: che dono ascoltare la voce, sentirla e gustarla come presenza vivente, efficace: e così sentirsi amati e desiderare di amare.
È così che ho voluto prepararmi a vivere questo giorno, il 1 Settembre 2014, che mi richiama alla vocazione che ho ricevuto dal Signore e al mandato ministeriale che la Chiesa ambrosiana mi ha affidato.
“Scrivi quello che vedi” … questo è quello che l’Apostolo è invitato a fare: i primi capitoli dell’Apocalisse danno corpo alla scrittura di sette lettere indirizzate alle sette chiese di Dio. Sette lettere brevi, ciascuna come tizzone incandescente – preso direttamente dell’altare dell’Altissimo – segna indelebilmente gli uditori interessati ….
La lettura di queste sette lettere mi ha colpito a tal punto da cogliere sette parole che il Signore mi ha consegnato in questo tappa importante del mio ministero, quasi come punto sintetico dal quale scorgere la trama di questi anni.
Le sette parole sono:
Il primato del Signore nella mia vita e in quella di ogni donna e uomo che ho incontrato sulla mia strada (Io sono l’alfa e l’omega, l’inizio e la fine!); lo stupore che il Regno avanza nonostante i nostri fallimenti/peccati; il dono della Riconciliazione: imparare ad amare chi ti fa del male conoscendo così la vera libertà dello/nello Spirito; resistere nella resa, cioè imparare ad arrendersi solo al primato della parola e resistere con tutte le forze senza deviare ne a destra ne a sinistra (Deuteronomio); conoscere la lotta del discepolo che vince il male con il bene e non si vergogna di perdere la faccia per il Signore cercando l’ultimo posto come ha fatto il Maestro, perché solo così si possiede il segreto del Regno; restituire con gratitudine quello che si riceve a piene mani dal Signore perché porti ancora più frutto; infine gioire, perché l’Agnello sgozzato è il Vivente, ha vinto il mondo e a Lui sottostà ogni potere.
Queste sette parole hanno animato la mia preghiera e mi hanno orientato nella contemplazione del Signore che mi parlava. Ma insieme a queste parole di grande consolazione ci sono anche quelle di richiamo. Infatti, tra le sette lettere alle sette chiese di Dio, quattro (in modo alternato) hanno anche un richiamo molto forte.
Questi richiami mi hanno molto intristito perché non è facile guardare in faccia la realtà ed affrontarla per quella che è. Questi richiami all’inizio mi hanno fatto molto male, ma poi sono stati per me come una medicina che purifica e rinvigorisce, una medicina che mi da la forza di farli conoscere per condividerli: il primo richiamo è quello di non smettere di sorridere nelle difficoltà e nelle prove; il secondo è riscoprire il dono/valore della profezia: se uno sbaglia devi dirglielo e deve saperlo che sta sbagliando: senza il dono della correzione fraterna non si cresce; il terzo è quello di insegnare che il vero potere è il servizio ai poveri: quando in una comunità si perde la dimensione del servizio facendo del servizio un potere, questo soffoca le vocazioni che il Signore a piene mani dona: da quanti anni non parte un missionario?, da quanti anni non c’è più una vocazione di consacrazione? Anche la scelta matrimoniale stenta ad essere scelta come vocazione cristiana!; il quarto è la tiepidezza di chi non sceglie, di chi non si decide, di chi non si mette a servizio del Regno nonostante il dono ricevuto.
Questi richiami mi chiedono di convertirmi all’Evangelo e ringrazio il Signore per avermeli rivelati umiliandomi e liberandomi dalla cecità.
Grazie Signore per la gioia che mi dai di crescere e vivere del tuo Vangelo insieme alle sorelle e ai fratelli che ti cercano con tutto il cuore, non c’è gioia più grande se non quella di riconoscere la possibilità straordinaria, nel Tuo Spirito, di riconoscere come la Tua parola ha il potere trasfigurante: Tu in noi e, così, noi in te, una cosa sola.
don Giuliano