Comunità pastorale Giovanni Paolo II
Le parrocchie interessate sono quelle di San Martino in Greco e di Santa Maria Goretti, che oggi lavorano unite sotto la protezione di un papa che ha lasciato segni indelebili nella storia, un Papa che ha toccato il cuore di tutta l'umanità, invitandola subito dopo la sua elezione a Pontefice a non avere paura e ad aprire le porte del proprio cuore al Signore: «Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa! Permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna.”
Segni preziosi e sempre attuali. Segni che possiamo raccogliere e seguire come guida nel nostro cammino verso il Signore.
La comunità ha anche il suo "logo", il suo segno identificativo: un quadro che va letto unitariamente, ma che si compone di due tele, dedicate a Giovanni Paolo II come apostolo di unità e realizzate da Annalisa Vigani. La prima tela, che lo ritrae come giovane pontefice, è stata collocata nella chiesa di S. Maria Goretti mentre la seconda tela che lo ritrae al termine del suo lungo pontificato è esposta nella chiesa di S. Martino in Greco.
Apostolo di unità
"L’opera – scrive nella sua presentazione l'autrice Annalisa Vigani – è stata pensata a partire dalla frase che troviamo nel vangelo della passione: “Quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo”. L’antica interpretazione di questo particolare che Giovanni descrive, dice che la tunica senza cuciture rappresenta la Chiesa unita. S. Cipriano disse: “essa non viene affatto divisa né strappata; ma si gettano le sorti sulla veste di Cristo, sicché chi dovrà rivestirsi di Cristo (Gal 3,27; Rm 13,14) riceva la veste intatta e possieda indivisa e integra quella tunica.[…] Lui portava l’unità che viene dall’alto, che viene cioè dal cielo e dal Padre: tale unità non poteva essere affatto divisa da chi la ricevesse in possesso, conservandosi tutta intera e assolutamente indissolubile”. Ecco allora che i panneggi che indossa il papa nelle due parti del quadro, si intrecciano, si confondono e si completano per simboleggiare l'unica tunica della chiesa unita.
Tra i fondamenti che costituiscono l’unità dei cristiani ne sono stati scelti e rappresentati tre: la croce, la chiesa, la carità.
Nella seconda tela il papa sorregge ed è sorretto dalla croce, come spesso lo abbiamo visto fare. Nella sua enciclica “Ut unum sint” (siano una cosa sola) uno dei suoi primi pensieri è rivolto alla CROCE come via maestra per l’unità. Accanto ad essa, sulla tela, scorrono le sue parole: “Alla vigilia del sacrificio della Croce, Gesù stesso chiede al Padre per i suoi discepoli, e per tutti i credenti in lui, che siano una cosa sola, una comunione vivente”. Solo abbracciando la croce e lasciandoci sorreggere da essa, come fece il papa, potremo essere uniti fra di noi e in noi stessi. Infatti egli disse: “…per mezzo della croce (Ef 2,14-16)…di ciò che era diviso Egli ha fatto unità”.
Secondo elemento: la CHIESA. Nella prima tela il papa è ritratto nel gesto che faceva più volte di allargare il suo mantello con una mano come per raccogliere sotto di esso i bambini o i giovani che aveva vicino. Egli desiderava raccogliere tutti i suoi figli sotto il manto della Chiesa. Contemporaneamente, con la mano che regge il mantello e sulla quale sta l’anello episcopale, segno della Chiesa sposa, sembra tenere strettamente unito il panneggio perché egli per primo è stato forte e tenace nella via dell’unità attraverso il suo ministero . Da questa mano “salgono” le sue parole che nell’enciclica spiegano il mistero della chiesa e dell’unità: “Dio vuole la Chiesa perché Egli vuole l’unità e nell’unità si esprime tutta la profondità della sua agape”. La scritta termina appunto graficamente su un ovale che sta tra le due tele. L’agape, che è l’oblazione della CARITA’, è il terzo fondamento dell’unità, qui rappresentato come una tavola tonda e imbandita. Tutti i cristiani si siedono alla stessa mensa, si nutrono dello stesso corpo e vivono della stessa linfa. Ciò che li unisce quindi è la carità…la carità di Dio. Sulla tavola dell’agape aleggia infatti la sagoma di una colomba, lo Spirito Santo, sorgente inesauribile di carità.
Non c’è niente da inventare, ma c’è tutto da accogliere. Il sacrificio di Gesù è già stato compiuto, la tavola è già imbandita e noi nel Battesimo siamo già innestati in questo mistero e rivestiti di questa tunica di unità. Perché non abbiamo a strappare questa tunica in noi e negli altri, accogliendo le occasioni di unità che il Santo Spirito ci tesse nelle giornate, chiediamo l’intercessione di Giovanni Paolo II. Egli nella sua persona, attraverso il suo ministero, ha reso visibili le parole di S. Agostino riferite a Pietro: “Uno per tutti perché l’unità è in tutti”.