Come si diventa consigliere pastorale

Allora è ufficiale: dalla Messa Vigiliare di sabato 19 a quella vespertina di domenica 20 novembre i membri delle due comunità di San Martino in Greco e Santa Maria Goretti eleggeranno 16 di loro quali membri del nuovo Consiglio Pastorale della Comunità pastorale Giovanni Paolo II. Eleggeranno, cioè la metà più uno dei membri che compongono l'intero consiglio pastorale. I restanti 14 si dividono in due categorie: i membri di diritto e i membri designati.
Membri di diritto sono il responsabile della Comunità pastorale (cioè il Parroco), i membri del Direttivo nominati dalla Curia (nel nostro caso quattro persone), il presidente del'Azione Cattolica e il membro del Consiglio Pastorale Diocesano appartenente alla Comunità pastorale). Restano altri sette consiglieri che verranno designati dal Responsabile della Comunità in base alla necessità che il Consiglio rispecchi quanto più fedelmente possibile l'articolazione della Comunità Pastorale.
Poco lievito fa fermentare tutta la pasta
Ma di quali consiglieri ha bisogno oggi la Chiesa? San Paolo nella lettera ai Galati (5,1-4) afferma che già nelle prime comunità era certo che tutta la Legge trovava la sua pienezza in un solo precetto: “amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non solo, Paolo ci dice anche in forza di che cosa dobbiamo agire così: “Cristo ci ha liberati per la libertà!”; liberi di essere suoi figli, liberi di essere pienamente noi stessi, di essere suoi discepoli coerenti, con un ulteriore impegno: “un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta”(5,9).
Affermazioni che hanno piena attualità anche ai giorni nostri. Di questo infatti ha bisogno la nostra Chiesa oggi: laici impegnati che siano il lievito delle loro comunità.
Eleggere i consigli pastorali della Comunità pastorale vuol dire aggregare laici che amano la loro comunità cristiana e desiderano farla camminare sempre più sullo stile della comunione-collaborazione e corresponsabilità per una Chiesa più vera e autentica. Oggi più che mai servono uomini e donne che hanno il coraggio di trasmettere quello che hanno a loro volta ricevuto: di essere un popolo che “Ascolta!” e vive di conseguenza.
Uomini e donne che hanno il dono del “Consiglio”, molto importante per fare scelte adeguate e all’altezza dei tempi; scelte che dicono il nostro amore per Cristo e la sua Chiesa. Sì, la sua Chiesa, non quella che desideriamo o immaginiamo noi. Laici che si sentano protagonisti nel prossimo decennio nell’ “Educare alla vita buona del Vangelo” che significa in primo luogo farci discepoli del Signore Gesù, il Maestro che non cessa di educare a una umanità nuova e piena. Egli parla sempre all’intelligenza e scalda il cuore di coloro che si aprono a lui e accolgono la compagnia dei fratelli per fare esperienza della bellezza del Vangelo. La Chiesa continua nel tempo la sua opera: la sua storia bimillenaria è un intreccio fecondo di evangelizzazione e di educazione. Annunciare Cristo, vero Dio e vero uomo, significa portare a pienezza l’umanità e quindi seminare cultura e civiltà.
In conclusione potremmo dire che la Chiesa oggi ha bisogno di uomini e donne che testimonino e aiutino le loro comunità a testimoniare che l’anima del cristianesimo non è nella legge e neppure nel culto fine a se stesso ma nell’amore.
• Un amore che ha anzitutto una dimensione verticale: “Amerai il Signore tuo Dio”. Un amore che coinvolge cuore, mente, anima, forze, cioè la vita intera e non un segmento di essa. Un amore che si traduce anche in conoscenza adeguata della sua Parola e del Magistero della Chiesa che aiuta ad incarnare questa Parola nel vissuto del quotidiano di ogni uomo.
• Un amore che ha una dimensione orizzontale: “Amerai il prossimo come te stesso”, cioè in modo completo, spontaneo ed istintivo come ameresti te stesso. Un amore concreto, capace di far trasparire la profondità, la larghezza e la lunghezza del cuore di Cristo, verso ogni uomo che bussa alla porta delle nostre comunità.
• Un amore che ha anche una sua meta: deve irradiarsi nella vita della Chiesa e del mondo e soprattutto deve emanare dall’Eucaristia e ad essa convergere per essere un amore veramente missionario. Un amore che oltrepassa le mura delle nostre sacrestie e raggiunga il cuore di ogni uomo che ricerca Dio.
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