La vendetta del Sangiovese
tra Ravenna e Comacchio

(di Irene F.)
GIOVEDÌ 30 maggio. Un bel gruppo di “Betania-Varie età ” e di altre parrocchie del nostro decanato, è partito all’alba per l’Abbazia di Pomposa prima e Comacchio poi, raggiungendo nei giorni successivi Ravenna e infine Faenza.
Gli occhi – che arrivavano da una Milano arruffata dai temporali – si sono riempiti della campagna assolata rossa di papaveri, verde del grano non ancora maturo e giallo dei fiori di colza.
La pace dell’Abbazia ha abbassato le voci tanto che la nostra brava guida, Marta Chirico, non ha avuto bisogno di microfono: principi potenti, soldati di ventura e monaci illuminati si sono alternati nel racconto affascinante di un tempo che ha creato, distrutto e recuperato le antiche mura.
Quando abbiamo raggiunto Comacchio – sorta su 13 dossi all’interno delle valli – la ” Piccola Venezia” ci ha avvolto dell’acqua dei canali, delle reti per la pesca e dei ponti, raccontando la sua storia millenaria di fatica e lavoro condiviso, di amore per la propria cultura e per il proprio territorio che fa della sua gente un esempio di solidarietà e di disponibilità.
Errato però pensare che, con tutta questa “cultura” ci fosse passato l’appetito: le specialità culinarie ci hanno tenuto a tavola più del previsto e il Sangiovese andava giù così bene che allontanarsene è stato faticoso!
La sera eravamo a passeggiare lungo la spiaggia adriatica, con il mare che provava a consolarci per aver ecceduto anche con la cena. E il Sangiovese sempre lì, a farci la posta.
VENERDÌ 31. Tutti a Ravenna: difficile raccontare con poche parole una meraviglia diventata sito Unesco .
La giornata è passata veloce, con il naso all’insu’ tra i mosaici splendenti del Mausoleo di Galla Placidia, quelli di S. Apollinare Nuovo – con la processione di Santi e Sante , quelli di San Vitale – memorabili, con Cristo che porge la corona della gloria al Santo, la suggestiva cripta della Basilica di S. Francesco con i pesci rossi a tener pulito il pavimento in mosaico coperto dall’acqua a causa della subsidenza. Tornati in hotel, la tomba di Dante con la storia (e i pettegolezzi ) del suo viaggiare per scelta o per necessità, “i tortellini e l’insalata di prosciutto” ….Opps….. Temo di essermi lasciata prendere la mano dal ristorante ! Tornati in hotel nel tardo pomeriggio c’è rimasto tempo per “pucciare” i piedi nella tiepida acqua marina : ci siamo sentiti pronti a qualsiasi maratona.
Certo, certo: dopo cena.
SABATO, il primo giorno di giugno ci aveva riservato sole e una gradevole brezza che ci ha accompagnato a Classe, con la Basilicata di S. Apollinare e il Museo della Città e del Territorio , dove i reperti ci hanno mostrato con scansioni animate gli usi, i traffici e la vita della Ravenna che fu. Il nuovo padiglione, che verrà inaugurato il prossimo anno, racconterà la storia di Classe.
L ‘abbiamo salutata davanti a un fiume di mosaico, con pietruzze bianche, azzurre, cobalto e oro a ricordo del passato e augurio per il presente e il futuro.
Arrivati a Faenza, città cult della ceramica, per rinfrancarci lo stomaco siamo passati dal ristorante prenotato con “erbazzone” e Sangiovese: festa grande a tavola, ma quando ci siamo finalmente incamminati … “Porca l’oca” il Sangiovese s’è vendicato: qualche voce stentorea si è alzata nella strada deserta, con cantate improvvisate..
Per fortuna , l’arrivo al Mic (Museo delle Ceramiche) ha portato il silenzio, non prima però di aver minato la reputazione di qualcuno, (ma anche “di qualche due” e “di qualche tre”) benché a giustificazione ci fosse la consapevolezza che la vacanza stava finendo e presto sarebbe arrivato il momento dei saluti
Il rientro verso Milano è iniziato all’insegna delle parole smozzicate e della pennichella finché, in quel di Melegnano, la goliardia ha preso il sopravvento coinvolgendo tutti. Abbracci e baci all’arrivo, con un allegro arrivederci alla prossima uscita