Scola: sul lavoro servono nuove forme di responsabilità

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26 04 2012

Veglia di preghiera per il mondo del lavoro ieri era in Sant'Ambrogio. A presiederla c'era l'Arcivescovo della Diocesi ambrosiana, il card. Angelo Scola che l'ha collegata sia alla Festa del lavoro del prossimo 1° maggio, sia all'ormai prossimo Incontro mondiale delle Famiglie, il cui tema è "La famiglia, la festa e il lavoro".

Nel corso della Veglia il cardinale ha annunciato la partenza della fase due del Fondo Famiglia Lavoro originariamente lanciato dal card. Tettamanzi. La nuova fase metterà a disposizione un milione di euro per borse lavoro, formazione, microcredito e aiuto a chi ha perso l'occupazione. Fino ad oggi il fondo – lanciato nel Natale 2008 – ha raccolto 14 milioni di euro e ha aiutato economicamente oltre 7 mila famiglie nella Diocesi Ambrosiana.

E proprio ieri mattina il card. Scola sul tema del lavoro ha scritto un articolo pubblicato a pagina 11 del Corriere della Sera nel quale ribadisce con forza la tesi del primato del lavoro sul capitale come già aveva sostenuto nel 1981 la Laborem exercens e, dieci anni dopo, la Centesimus annus.

Non solo, sottolinea l'Arcivescovo,: "Con felice intuizione Benedetto XVI nella Caritas in veritate ha parlato della necessità di allargare la "ragione economica", evidenziando il carattere eminentemente umano di ogni attività economica. Solo su queste basi essa coopera alla vita buona. Altrimenti non riesce ad evitare pesanti contraddizioni e malesseri. Lo abbiamo visto con la grave crisi della finanza cui per altro, a giudizio di molti esperti, non si stanno apportando i necessari correttivi. Ha scelto la strada dell'«anonimato» invece del «personalizzato», dell'effimero invece del durevole, dell'«individualistico» invece del «comunitario», dell'immediato presente a scapito del futuro.
Non si esce da questa Scilla – Cariddi se non si riafferma con forza che il lavoro, in quanto attività propria dell'uomo — e, quindi, a prescindere da ogni sua ulteriore qualificazione (manuale, intellettuale…) —non è solo il motore di ogni attività economica, ma ne è il movente. Il lavoro apre ad essenziali relazioni interpersonali e ai rapporti di scambio che costituiscono la trama dell'economia. Questa implica sempre un insieme di scelte e di decisioni, ultimamente basate sulla fiducia, che si ripercuotono sugli altri
".

"Coraggiosamente – continua il cardinale – Caritas in veritate parla di «gratuità», senza la quale «il mercato non può pienamente espletare la propria funzione economica». La parola gratuità però va capita bene: non significa «gratis», ma indica un'altra unità di misura del valore del lavoro e della dignità di chi lavora, come acutamente afferma Péguy nell'opera «Il Denaro»: «Un tempo gli operai non erano servi… La gamba di una sedia doveva essere ben fatta, non per il salario… per il padrone, né per i clienti. … Era il lavoro in sé che doveva essere ben fatto».

In che modo dare spazio al fattore gratuità nel complesso mondo del lavoro di oggi? Perché espressioni come «qualità del lavoro», «lavoro dignitoso» non restino parole vuote, occorre il coraggio di ripartire dalla persona, dalla priorità data allo sviluppo del «capitale umano e sociale». Le misure e i modelli di adeguate politiche per il lavoro dovrebbero, pertanto, essere incentrati principalmente sulla ricerca di nuove forme di responsabilità personale e comunitaria, sia dei lavoratori sia degli imprenditori".

Sempre ieri sera gli Uffici di Pastorale sociale e del lavoro delle Diocesi lombarde hanno lanciato un appello perché la crisi che attanaglia la società sia "occasione di discernimento e stimoli a nuovi stili di vita". QUI il testo integrale dell'appello.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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