
(a cura di Bianca) Mi piacciono le cose inaspettate, quelle che arrivano all’improvviso a rompere la routine programmata, a volte, monotona.
E’ domenica e una telefonata di don Giuliano che mi invita ad incontrare con lui don Claudio alla stazione Garibaldi, mi fa dire subito di sì.
Imposto il pomeriggio in modo diverso e mi trovo tra la folla frettolosa della stazione, movimentata soprattutto in questo periodo. Aguzzo lo sguardo nella marea di persone in movimento, per cercare di intravvedere la figura filiforme di don Claudio che mi compare invece all’improvviso come per magia, al mio fianco. Non è più tanto filiforme, ma un po’ più … corposo, è però sempre sorridente col sorriso di sempre: un sorriso immutato che prima ancora di esprimersi sul viso parte dai suoi occhi, capaci di vivere consapevolmente anche momenti difficili. Lo abbraccio e lo faccio volentieri perché vuol essere l’abbraccio affettuoso di chi l’ha conosciuto e lo ricorda. Ci racconta sinteticamente la sua vita in missione, non certamente facile per chi tenta di camminare e di vivere luoghi e persone in una geografia che sicuramente non esiste sull’atlante.
Anche noi gli raccontiamo qualcosa di quanto è avvenuto, qualcosa, caro don Claudio, in cui c’è però anche una parte di te, il segno positivo che hai lasciato nei giovani, nel ricordo del rossore sul tuo viso per quella tenera timidezza che dimostravi in tutti i tuoi atteggiamenti.
Ci promette che, non appena potrà, verrà da noi per ritrovare i suoi tantissimi amici.
Ma il tempo vola: gli mettiamo tra le mani il nostro contributo offerto ai missionari e poi scappa perché il treno per Parigi , dove è diretto, è già quasi in movimento.
Mi piacerebbe seguirlo, perché Parigi mi manca un po’…. lo dico a don Giuliano. Meglio però che non trascriva qui il suo commento.
domenica 13 luglio 2014