Te Deum laudamus, guardando con speranza al 2012

"Al termine di un anno … ci ritroviamo a elevare un inno di ringraziamento al Signore per le innumerevoli grazie che ci ha donato, ma anche e soprattutto per la Grazia in persona, ossia per il Dono vivente e personale del Padre, che è il Figlio suo prediletto, il Signore nostro Gesù Cristo. Proprio questa gratitudine per i doni ricevuti da Dio nel tempo che ci è dato di vivere ci aiuta a scoprire un grande valore iscritto nel tempo: scandito nei suoi ritmi annuali, mensili, settimanali e quotidiani, esso è abitato dall'amore di Dio, dai suoi doni di grazia; è tempo di salvezza. Sì, il Dio eterno è entrato e rimane nel tempo dell'uomo. Vi è entrato e vi rimane con la persona di Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, il Salvatore del mondo. È quanto ci ricorda l'apostolo Paolo: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio perché ricevessimo l'adozione a figli» (Gal 4,4-5).
"Dunque, l'Eterno entra nel tempo e lo rinnova in radice, liberando l'uomo dal peccato e rendendolo figlio di Dio. Già 'al principio', ossia con la creazione del mondo e dell'uomo nel mondo, l'eternità di Dio ha fatto sbocciare il tempo, nel quale scorre la storia umana, di generazione in generazione. Ora, con la venuta di Cristo e con la sua redenzione, siamo 'alla pienezza' del tempo.
"Il Natale ci richiama a questa 'pienezza' del tempo, ossia alla salvezza rinnovatrice portata da Gesù a tutti gli uomini. Ce la richiama e, misteriosamente ma realmente, ce la dona sempre di nuovo. Il nostro tempo umano è sì carico di mali, di sofferenze, di drammi di ogni genere ' da quelli provocati dalla cattiveria degli uomini a quelli derivanti dagli infausti eventi naturali ', ma racchiude ormai e in maniera definitiva e incancellabile la novità gioiosa e liberatrice di Cristo salvatore. Proprio nel Bambino di Betlemme possiamo contemplare in modo particolarmente luminoso ed eloquente l'incontro dell'eternità con il tempo, come ama esprimersi la liturgia della Chiesa. Il Natale ci fa ritrovare Dio nella carne umile e debole di un bambino.
"Non c'è qui forse un invito a ritrovare la presenza di Dio e del suo amore che dona la salvezza anche nelle brevi e faticose ore della nostra vita quotidiana' Non è forse un invito a scoprire che il nostro tempo umano ' anche nei momenti difficili e pesanti ' è incessantemente arricchito delle grazie del Signore, anzi della Grazia che è il Signore stesso?
"Per questo siamo invitati a guardare al futuro e a guardarlo con quella speranza che è la parola finale del Te Deum: 'In te, Domine, speravi: non confundar in aeternum! – Signore, Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno'. A donarci Cristo, nostra Speranza, è sempre lei, la Madre di Dio: Maria santissima. Come già ai pastori e ai magi, le sue braccia e ancor più il suo cuore continuano ad offrire al mondo Gesù, suo Figlio e nostro Salvatore. In Lui sta tutta la nostra speranza, perché da Lui sono venute per ogni uomo la salvezza e la pace. Amen!
Benedetto XVI (dai primi vespri del 31 gennaio 2010)