Momenti di spiritualità
quaresimale a Lecco

C’è chi ha tentato di mettere i bastoni tra le ruote: “Si potrebbe fare in chiesa senza andare fino a Lecco …“ , “Ma come, gita e banchetto proprio in Quaresima? “
Ma, a parte don Filippo, siamo ormai over 70. Quindi casca l’obbligo di digiuno e poi è l’8 marzo, giorno della donna, e non puoi esimerti dal festeggiare. Eccoci allora tutti sul bus, verso quel famoso ramo di Como che volge a mezzogiorno, sotto un cielo luccicante di azzurro e di sole , con don Filippo che – dall’alto dei suoi 10 anni di esperienza locale –ammonisce: “Anche se c’è bel tempo sul resto d’Italia, a Lecco piove ”. Ma noi per così poco non ci lascamo intimorire; abbiamo ombrelli e sciarpe .
Effetto modifiche del clima, sul lago continua il tepore del sole, malgrado il vento che s’infila tra i giacconi, che ci accompagna fino alla chiesetta di Santa Marta – riscaldata – dove ci accolgono le suore missionarie birmane (e questa è una bella storia che racconteremo un’ altra volta) per il nostro incontro di spiritualità.
Davanti alla statua seicentesca della Madonna del Rosario con il Bambino benedicente, don Filippo ci fa riflettere su come possa essere così semplice e immensamente faticoso incontrare Dio e la Sua misericordia, passando da una notte insonne allo scampanio delle campane che annunciano la domenica e la Messa; sulla presenza attenta e costante del Creatore, che ci accompagna malgrado noi; e, infine, sulla fede nel dolore profondo delle perdite .
Un silenzio di preghiera e riflessione ha preceduto la celebrazione eucaristica che ha concluso la spiritualità.
Condividere il pranzo – vista lago – ci ha permesso, poi, di fraternizzare con la vicina, che è sì sorda ma ha tanto da raccontare; con chi è sì a dieta, ma per oggi va bene anche un dolcino perché non è venerdì; con chi è sì della parrocchia, ma non si è mai incontrato.
Il pomeriggio – a smaltimento calorie per tutti – è stato dedicato al piccolo centro storico, con la Basilica di S. Nicolò, la sua statua nel lago e tanti pettegolezzi storici argutamente raccontati da un don Filippo in vena di guida.
Chi invece è arrivato alla casa museo Manzoni – dopo una scarpinata di 20 minuti – ha avuto addirittura una chicca inaspettata a fine visita: nel largo corridoio del piano alto – spazio espositivo per opere provenienti dai Musei Civici – era stata liberata una piccola porzione di parete, perché sotto la tinteggiatura si è scoperta una serie di variazioni cromatiche di affreschi originali nascosti. Proprio per renderli visibili al pubblico, a breve la galleria sarà chiusa per un lungo periodo .
Vabbè , ma ora la facciamo qualche foto per chi è rimasto a Milano ? Sorridete……Click !
Irene