Il Papa dichiara «venerabile» Marcello Candia

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11 07 2014

Papa Francesco ha firmato il decreto che riconosce le virtù eroiche di Marcello Candia, grande volto del laicato missionario italiano oltre che grande amico del Pime.

Nato a Portici (Na) il 27 luglio 1916 da una famiglia milanese di imprenditori, laureato in chimica, eredita dal padre un'impresa floridissima, che porta avanti con talento nella Milano del dopoguerra. Ma contemporaneamente non smette mai di occuparsi degli ultimi nella Milano dei cardinali Schuster e Montini. Fino all'incontro in Amazzonia con mons. Aristide Pirovano, missionario del Pime (fu poi anche superiore generale) e vescovo dell'Amapà. Accanto a lui matura la decisione radicale: venderà la fabbrica, e si trasferirà a Macapà, in Brasile, dove realizzerà un grande ospedale e il Lebbrosario di Marituba. Strutture che poi donerà ai brasiliani, per continuare a vivere in povertà accanto a loro. Morirà il 31 agosto 1983 a Milano.

Sono appena pochi tratti per provare a descrivere una figura di uno spessore straordinario. Per conoscerla più approfonditamente – però – è possibile leggerela trascrizione di questa trasmissione a lui interamente dedicata tenuta su Radio Maria da padre Piero Gheddo, suo amico nonché promotore della causa di beatificazione.

C'è una frase di Marcello Candia che qui ci preme più di tutte le altre ricordare: è contenuta nell'intervista che rilasciò a Giorgio Torelli nel libro Da ricco che era, divenuto negli anni Settanta un vero e proprio best-seller della missione.

«Obiettano che le scelte per il progresso di uno spazio di mondo devono essere solo e sempre politiche, non singole – raccontava Candia –. E allora io rispondo: "Giusto. Anzi, dicendo così dimostrate un'intelligenza che io non ho. Apprezzo che voi, bravi e intuitivi, vi battiate in politica per mutare la storia. Ma io ho un solo, eventuale talento: so appena chinarmi su quello che riconosco per fratello. Permettetemi di farlo intanto che maturano le vostre azioni politiche. Mio fratello ha bisogno oggi, non può aspettare. Lui aspetta me e io ci vado. Insieme a quell'uomo aspetterò voi».

Per altre informazioni leggi anche dal sito della diocesi di Milano: clicca qui

 

 


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