Il “grazie” dell’Arcivescovo
ai volontari dell’accoglienza

C’era anche una – sia pure sparuta – delegazione di nostri volontari il 2 giugno a Rho , nella Casa dei Padri Oblati Missionari, per ascoltare il “Grazie” dell’Arcivescovo per il servizio prestato nei due anni di pandemia alle porte delle chiese per accogliere i fedeli facendo rispettare distanziamento, mascherine e igienizzazione.
Tre parole: Grazie, sapienza e avanti. Tre modi per dire grazie, per sottolineare la sapienza che nasce dall’esperienza fatta e per proporre di andare avanti. Sono quelle che l’Arcivescovo lascia, come riconoscimento per il servizio reso negli ultimi due anni e come consegna per il futuro, ai più di 600 volontari e volontarie di tutte le età, provenienti da ogni Zona della Diocesi, impegnati nell’accoglienza in chiesa durante il tempo di pandemia, presenti con entusiasmo all’incontro di preghiera.
Accorato e sentito il ringraziamento dell’Arcivescovo: “Forse vi ho incontrato personalmente arrivando nella vostra chiesa per una celebrazione nei mesi della pandemia, forse avete accolto anche me, come tutti, con un sorriso di benvenuto, con la misurazione della temperatura e l’offerta di una goccia di igienizzante. Forse non vi ho incontrato di persona, ma della vostra generosità, della vostra costanza, della vostra affidabilità e gentilezza mi hanno parlato i vostri preti e tanti fedeli ammirati e grati. Desidero ringraziarvi di cuore per quanto avete fatto voi tutti che avete vigilato sull’attenzione ai protocolli, dedicato tempo all’accoglienza, all’accompagnamento delle persone ai posti disponibili, impegnato olio di gomito e attenzione per la sanificazione dopo le celebrazioni.
«In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). Il mio grazie vuole essere l’eco della gratitudine di Gesù stesso: per il vostro servizio molti si sono sentiti accolti e, per così dire, incoraggiati e invitati a entrare, in giorni in cui la paura del contagio, la pervasiva insidia della pandemia, l’ossessione indotta dalla comunicazione pubblica potevano essere motivo per allontanarsi e scambiare per prudenza l’insicurezza e persino la malavoglia.
Anche grazie al vostro servizio e alle intenzioni degli uni verso gli altri si può affermare con una certa sicurezza che nessuna celebrazione è stata un focolaio della pandemia. E molte ferite e angosce hanno trovato sollievo e guarigione nella celebrazione dei santi misteri”.
E alla fine non sono mancate le foto di rito. Ecco alcuni dei nostri volontari assieme a mons. Delpini.