Delpini indica a Milano
la via della gentilezza

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la via della gentilezza
07 12 2021

Fermo, pacato ma deciso. Il Discorso alla città e alla diocesi che l’Arcivescovo tiene tradizionalmente alla vigilia della ricorrenza za di S. Ambrogio è di quelli che lasciano il segno. Cita l’enciclica di papa Francesco «Fratelli tutti» e introduce il tema che dà il titolo al Discorso di quest’anno: «…Con gentilezza». Sottolineando che «per gentilezza non intendo solo le “buone maniere”, ma quell’espressione della nobiltà d’animo in cui si possono riconoscere la mitezza, la mansuetudine, la finezza nell’apprezzare ogni cosa buona e bella, la fermezza nel reagire all’offesa e all’insulto con moderazione e pazienza»

Quindi, come costruire il bene comune in una società disarticolata come quella attuale? Come operare al servizio del bene collettivo? “… con gentilezza, lungimiranza, fierezza e resistenza“ risponde mons. Delpini che non esita a sottolineare che «in un tempo di fatica esistenziale per tutti, per il crescere dell’ansia, a seguito della interminabile pandemia, occorre uno stile nell’esercizio dei ruoli di responsabilità che assicuri e rassicuri, che protegga e promuova, che offra orizzonti di speranza, anticipando, nella fermezza e nella gentilezza, il senso promettente e sorprendente della vita, con un agire non tanto e non solo solidale, ma sinceramente fraterno».

Per ribaltare questa situazione ogni giorno più pesante e drammatica “la nostra società non ha bisogno solo di forme più severe di controllo, di interventi più incisivi della politica e delle forze dell’ordine. La nostra società ha bisogno di abitare i territori dell’umano, allorquando si sbilancia su e con un nuovo umanesimo; la nostra società ha bisogno di presidiare le relazioni interpersonali, a fronte di una deriva delle stesse; … ; di lasciarsi interpellare dagli ultimi della fila, dai vuoti a perdere, dalle vite da scarto”.

La conclusione è quasi perentoria: “La nostra società ha bisogno di farsi accorta nel custodire i desideri, senza inseguire – ossessivamente – tutti i bisogni (indotti e attribuiti, anche nella sanità e nell’assistenza); di rendersi conto che i problemi del welfare non riguardano solo qualcuno, ma interpellano tutti, nel possibile e plausibile rischio di una generalizzata esposizione alle grandi e nuove fragilità immateriali e dunque esistenziali. Ha bisogno di artigiani del bene comune che contrastino i disonesti e i prepotenti: è necessario resistere e far crescere la rettitudine morale. Devono essere coltivate l’interiorità lucida e l’opinione pubblica concorde nel ritenere ignobile il comportamento disonesto, nell’emarginare chi vuole imporsi e insegna ai figli e ai giovani a fare della prepotenza un titolo di merito.C’è bisogno di gente che resista. Che resista con la gentilezza di chi sa che cosa sia bene e che cosa sia male e compie il bene perché ha fiducia nell’umanità, ha fiducia nelle istituzioni, ha fiducia in Dio.

QUI sotto il video integrale del Discorso alla Città e alla Diocesi

Cliccate QUI per scaricare in .pdf e leggere il discorso integrale dell’Arcivescovo.

Per saperne di più leggete il servizio di Pino Nardi sul sito della Diocesi a QUESTA PAGINA.


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