Domenica alla Fontana Messa decanale per gli ammalati

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10 02 2014

Domani, martedì 11 febbraio, è la Giornata Mondiale del Malato. Per l’occasione l’Arcivescovo, card. Scola, celebrerà una Messa nella Basilica di S. Maria di Lourdes in via Fratelli Induno (ma si entra anche da via Lomazzo) alle 15,30.
Domenica 16, invece, il nostro decanato ha organizzato un Rosario e una Messa alle ore 15 nel Santuario di S. Maria alla Fontana. Sono invitati tutti i malati e i loro accompagnatori.

La giornata del malato è stata istituita 22 anni fa da Giovanni Paolo II per sensibilizzare il popolo di Dio alla necessità di assicurare la migliore assistenza agli infermi; per coinvolgere le comunità cristiane nella pastorale sanitaria e per richiamare l'importanza della formazione e della crescita spirituale e morale di chi si accosta al malato.
La scelta del tema pastorale da proporre all’attenzione della comunità cristiana – sottolinea don Paolo Fontana, responsabile diocesano del servizio per la Pastorale della Salute –  “nasce anzitutto dall’esigenza di aiutare i credenti a crescere nel cammino di fede. Tutti corresponsabili nell’opera di evangelizzazione, andiamo nel mondo – fino alle «periferie esistenziali», come ci ripete sovente papa Francesco – a portare la buona Notizia dell’amore di Dio. Nel tradizionale messaggio per la Giornata, il Santo Padre afferma: «Quando ci accostiamo con tenerezza a coloro che sono bisognosi di cure, portiamo la speranza e il sorriso di Dio nelle contraddizioni del mondo. Quando la dedizione generosa verso gli altri diventa lo stile delle nostre azioni, facciamo spazio al Cuore di Cristo e ne siamo riscaldati, offrendo così il nostro contributo all’avvento del Regno di Dio»”.
“La malattia pone la persona in una situazione di bisogno e di dipendenza: sperimentando la propria fragilità e finitezza, il malato vive una crescente solitudine, una distanza sempre maggiore dagli altri. La relazione stessa diventa elemento terapeutico, motivo di speranza e annuncio evangelico di prossimità e condivisione, particolarmente se il malato si trova di fronte ad un deserto relazionale”.
Come ricorda Enzo Bianchi: «Non c’è vera gioia senza gli altri, come è vero che non c’è speranza se non sperando insieme. Ma la speranza è frutto del donare, della condivisione, della solidarietà».
 


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