Sulla via della croce per le sue piaghe noi siamo stati guariti

L'uomo, tendenzialmente, rimuove il peccato, lo scarica e getta su altro e su altri le sue conseguenze. Lo afferma il cardinale Scola nella sua riflessione durante la seconda catechesi quaresimale imperniata sulla Via Crucis e che, martedì scorso, 6 marzo, è stata dedicata alle Stazioni IV, V, VI e VII.
"Così – ha detto il nostro Arcivescovo – di fronte alle varie forme di male, di fronte a una disgrazia fisica – penso allo tsunami o ai devastanti terremoti di Haiti e del Giappone o, ancora, all'assurda tragedia del Concordia… ma ancor più di fronte al male morale, l'uomo è spinto a cercare un capro espiatorio, qualcuno su cui gettare tutte le colpe, allontanandole da sè. De resto, anche il Crocefisso fu trattato come un capro espiatorio. È una de-responsabilizzazione contraria alla verità dell'umano. Invece i nostri atti ci seguono. Senza espiazione l'io non trova pace. Il perdono, quello di Dio, quello autentico, esige da parte nostra il riconoscimento delle nostre colpe e la disponibilità ad espiarle".
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