Il «Papa nero»: Martini un uomo libero, ispiri il Sinodo

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08 09 2012

Sul Corriere della Sera del 4 settembre scorso, intervistato da Gian Guido Vecchi, il padre generale dei Gesuiti (ai quali apparteneva il cardinal Martini) ha contestato le dichiarazioni di chi dipinge Martini come un contestatore della dottrina della Chiesa.

Ecco il testo dell’intervista rilasciata al termine delle esequie del cardinal Martini in Duomo:

«Io ho sentito sempre molta vicinanza con il modo di pensare del cardinale Martini perché credo corrisponda completamente alla missione ignaziana…». Padre Adolfo Nicolás, 76 anni, è il Padre Generale della Compagnia di Gesù, dal 2008 ventinovesimo successore di Sant'Ignazio di Loyola, l'uomo che viene popolarmente chiamato il «Papa nero» ed è il superiore dei 18.500 gesuiti sparsi in 112 nazioni nei cinque continenti. Ha concelebrato fra i cardinali, letto la terza preghiera eucaristica, e ora sorride sereno fuori dalla sagrestia del Duomo: «Vede, sant'Ignazio era un uomo libero».

Padre, lo stesso Benedetto XVI ha parlato di Martini come di un «figlio spirituale di Sant'Ignazio». L'impressione è che non si possa capire il suo pensiero se non si parte da questo, è così?

«Sì, certo. Oggi ho sentito molti vescovi che ne parlavano, come ne hanno scritto il Santo Padre e il cardinale Bertone nei loro messaggi. Credo che Carlo Maria Martini sia stato un figlio di sant'Ignazio fino alla fine. E un principio centrale della spiritualità ignaziana è proprio la libertà che viene quando si sente lo Spirito: quando uno ha accesso allo Spirito di Dio che non è definibile e, dice Gesù, viene come il vento, soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va».

 

E questo cosa significa, nello sviluppo del pensiero?

«Se si arriva a questa libertà, allora la visione del mondo è totalmente diversa. C'è un principio di sant'Ignazio molto chiaro: trovare Dio in tutte le cose. Il cardinale Martini aveva un approccio così positivo verso la realtà perché aveva quello sguardo, la visione nella quale Dio lavora in tutto: e ha trovato Dio in tutte le cose, in tutte le persone. Di qui il grande rispetto che aveva per credenti e non credenti, di qualunque origine fossero. Tutti hanno una scintilla di Dio che bisogna trovare. E io spero che il mese prossimo, nel sinodo sulla nuova evangelizzazione indetto dal Papa, noi possiamo essere toccati da questo principio».

C'è chi dipinge Martini come un contestatore della dottrina della Chiesa. Padre Lombardi replicava che una lettura simile è «di una superficialità estrema». Lei che ne dice?

«Vero, infatti è una questione di approfondimento. La libertà ignaziana è il frutto di un approfondimento della fede, non è contestazione. Del resto ai tempi di Sant'Ignazio la Chiesa era molto peggio! Però Sant'Ignazio ha saputo trovare la profondità nella ricerca umana di Dio, della verità, di tutto ciò che ha senso. Ed è questa profondità che dà la libertà, che fa parlare con tanta libertà di molte cose che altri si sentono legati ad affrontare».

Nel libro «Conversazioni notturne a Gerusalemme» c'è un capitolo dedicato agli esercizi spirituali: «Le guide spirituali sono amici nel senso evangelico: accompagnano, fanno domande, sostengono, ma non si mettono mai tra il singolo e Gesù, anzi promuovono questo dialogo». Lo stile dell'evangelizzazione dev'essere così?

«Certo, non decide la guida! E spero davvero che la nuova evangelizzazione cominci con il trovare che cosa ha fatto Dio nella gente, prima di dire che cosa voglio io o magari ciò che io credo che Dio debba fare…Questa è una questione che mi pongo: ho vissuto 48 anni in Asia, e credo che forse siamo stati deboli, noi missionari».

In che senso?

«Che non abbiamo cercato abbastanza di trovare Dio e il lavoro di Dio nelle altre culture e nelle altre genti. Portare questa ricchezza di Dio alla Chiesa universale continua ad essere una sfida. Credenti di altre fedi, non credenti: Dio sta lavorando nella gente prima che noi missionari andiamo. Sta già lavorando. Per questo abbiamo saggi come i grandi sapienti dell'Oriente. In tutte le culture abbiamo una profondità che adesso siamo in pericolo di perdere perché cerchiamo una risposta a quello che ha fatto l'Europa. E non la troveremo. Però…».

Però, padre?

«Troveremo qualcosa di diverso. Come si dice, Dio è un Dio di sorprese, non è predefinito, non attua le cose come noi pensiamo debba fare. Dio lavora in tutto. E credo che il cardinale Martini fosse aperto a questa sorpresa, a questo stupore: vedere che cosa c'è nel cuore della gente».

Gian Guido Vecchi

(Da «Corriere della sera», 4 settembre 2012)

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• UNA VITA DONATA A DIO – Sulla figura del cardinal Martini: la vita, il profilo e il bilancio di una vita dedicata alla Chiesa e al dialogo potete consultare lo speciale pubblicato sul sito della Diocesi.

Uomo della pace, punto di riferimento importante e amico su cui contare,  insigne biblista e uomo del dialogo, amico, fratello nella fede …..

Giungono comunicati, ricordi e messaggi appassionati da parte dei fratelli nella fede della Comunità Ebraica di Milano, della Chiesa Valdese, del presidente del Centro Islamico di viale Jenner, ……

 

 

 

 

 

 


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