Giornata del malato: invito
a stare accanto a chi soffre

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09 02 2022

Venerdì 11 febbraio è la data della prima apparizione della Vergine Maria a Lourdes, nella grotta di Massabielle, nel 1858,164 anni fa. Trent’anni fa, il 13 maggio 1992, festa della Madonna di Fatima,

Papa Giovanni Paolo II ha istituito la Giornata mondiale del malato, fissandola proprio per l’11 febbraio, ricorrenza di Lourdes e giorno in cui  Wojtyla aveva pubblicato, otto anni prima, la lettera apostolica Salvifici doloris sul significato cristiano della sofferenza. Nelle intenzioni del Papa polacco questa Giornata doveva essere «un momento forte di preghiera, di condivisione, di offerta della sofferenza per il bene della Chiesa e di richiamo per tutti a riconoscere nel volto del fratello infermo il Santo Volto di Cristo». 

Quest’anno Papa Francesco, per la Giornata del malato ha inviato ai cattolici di tutto il mondo un messaggio che riprendendo Luca, ci sprona: “Siate misericordiosi, come il padre vostro è misericordioso” per invitarci quindi a “porsi accanto a chi soffre in un cammino di carità”.

Il testo integrale del messaggio di Papa Francesco lo trovate cliccando sull’icona qui a destra.

Interessante è anche leggere un breve passaggio da Accanto al Malato,  saggio di Enzo Bianchi e Luciano Manicardi, edito da Qiqaion, la casa editrice della Comunità di Bose:

«Perché? Come? Perché visitare un malato? Come visitare un malato? Il verbo ebraico per dire “visitatore” è “vedere”, è bene ricordare che “vedere” implica apprezzamento, considerazione, provvidenza, conoscenza 

Essere visti-visitati deve cioè significare un essere apprezzati e dunque stimati e considerati; avere significato per qualcuno.

Colui che visita l’altro nella malattia gli narra l’interesse che Dio ha per lui attraverso l’interesse che lui stesso manifesta al malato: gli narra la provvidenza di Dio attraverso il prendersi cura di lui: gli narra la conoscenza di Dio attraverso la relazione e la conoscenza in cui entra con lui.
Visitandolo, fa emergere la significatività che il malato ha».


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