Dalle rive della Martesana
alle sponde del Tago e ritorno
Per sei giorni, dall’1 al 6 agosto, oltre un milione di giovani provenienti da tutto il mondo, (compreso anche il gruppo della nostra Comunità Pastorale S.Giovanni Paolo II) si sono trovati assieme, convocati tutti, Todos, da Papa Francesco per ascoltare e condividere – oltre al caldo feroce – ipotesi, dubbi e speranze.
Seguendo dal nostro piccolo osservatorio, quale è questo angolo di Milano, cronache quotidiane e dirette TV, abbiamo avuto la netta sensazione che i nostri giovani abbiano colto al volo l’opportunità globale per fare i conti con la loro vita.
A don Filippo che ha guidato il gruppo della nostra Comunità Pastorale, chiediamo con quale spirito i nostri ragazzi sono partiti da Milano e con quali speranze e attese sono rientrati a casa.
Abbiamo iniziato a prepararci alla GMG fin da settembre scorso riprendendo e approfondendo la vita e l’insegnamento di san Giovanni Paolo II, nostro patrono. Molti dei nostri giovani non erano mai stati alla GMG (io invece sono alla quarta partecipazione) e sono stati subito molto incuriositi. Siamo partiti in 14 ragazzi e ragazze dai 18 ai 28 anni. Avevano tutti molte domande per come avremmo vissuto, dove saremmo stati e come ci si potesse preparare. Ho consigliato loro di pregare e chiedere grazie per sé e per le intenzioni che hanno nel cuore, e so che ognuno ha chiesto una grazia per la propria vita ma anche per il mondo.
Il contatto con gruppi provenienti da ogni angolo della Terra ha portato a un confronti diretto con le rispettive esperienze che non può che avere riflessi positivi per tutti. Qualche esempio?
Sì, una delle cose più belle della GMG è l’incontro con i ragazzi provenienti dalle altre nazioni (ma non dimentichiamo i tanti italiani e i molti milanesi). Ci siamo divertiti a scambiare gadgets con i ragazzi dei paesi più lontani. Quando si osservavano i raduni oceanici in cui sventolavano le bandiere di ogni parte della terra si coglie come le differenze possano essere una ricchezza e non un motivo di divisione.
Nei suoi incontri con loro il Papa li ha spronati a uscire dai timori e dalla rassegnazione, invitandoli ad alzarsi e mettersi in viaggio senza scoraggiarsi per gli errori e i fallimenti fin qui compiuti dagli adulti.
Come hanno reagito i nostri alle raccomandazioni che Papa Francesco, all’omelia della Messa conclusiva, ha lanciato al milione e mezzo di pellegrini con i tre verbi “risplendere, ascoltare, non temere”?
I ragazzi sono stati molto attenti alle parole del Papa che si conferma il vero punto di riferimento dei giovani e non solo. Li ha incoraggiati e spronati a vincere i tumori e a portare speranza nel mondo. Direi che sono messaggi importanti per questa generazione che soffre troppo di tristezza. La gioia diffusa di Lisbona è stata la risposta concreta e già l’attuazione di quanto il Papà ha indicato.
Un’ultima domanda: come sfruttare sulle rive della Martesana la preziosa esperienza vissuta in terra lusitana?
Credo che i giovani che hanno partecipato e i tanti amici che ci hanno seguito, abbiano sentito una ventata di positività che ci farà bene. Molti amici, soprattutto gli anziani, ci hanno aiutato ad andare a Lisbona: segno che sapevano dell’importanza di queste esperienze. Li ringraziamo con tutto il cuore e speriamo che questo slancio di bene possa portarci a superare i tanti blocchi e le barriere che ci fa apparire tutto difficile. C’è stato un balzo in avanti che non sarà solo per i giovani