Il Ramo di Mandorlo 9/2012

"… Mi spiace, dico davvero, mi spiace che la Quaresima abbia assunto nei tempi questa aria un po’ triste, crucciata, quasi mortificante dell’umano, quasi un’aria di contenimento e non di espansione".
Sono parole di don Angelo Casati scrittore e saggista, già vicario parrocchiale a San Giovanni di Busto Arsizio, poi parroco a San Giovanni di Lecco e dal 1986 al 2008 parroco della comunità parrocchiale di San Giovanni in Laterano a Milano. In un recente libro – "Il racconto e la strada" edito dal Centro Ambrosiano – esprime le proprie considerazioni sul significato della Quaresima.
"È semplicemente il contrario – sostiene – e chissà che Gesù volesse dire anche questo quando diceva «se digiuni, non prendere l’aria melanconica, profùmati». Lui, lo sappiamo, non ha mai invitato a gesti ipocriti. E dunque nel tempo del digiuno lui vedeva non un’occasione di contenimento dell’essere, ma di espansione, di festa: «profùmati». Una Quaresima dunque non per mortificare, ma per ravvivare e rianimare. Notate la bellezza dei verbi: ravvivare e rianimare. … La Quaresima risponde a questo desiderio che ci abita di essere ravvivati e rianimati. Forse in questa direzione va anche la nuova formula che può sostituire quella antica all’imposizione delle ceneri. Anziché «ricordati che sei cenere e in cenere ritornerai», «convertiti e credi al Vangelo».
Sull'ultimo Ramo di Mandorlo, uno stralcio del libro.
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