Il Ramo di Mandorlo n. 35/2013

“I missionari che partono hanno scelto con dedizione e libertà di rispondere al bisogno di tanti fratelli nel mondo che sono nella miseria, esposti alla morte anche da piccolissimi. La loro scelta di partire è adesione allo stile di Gesù che si dona completamente e si mette in gioco in prima persona”.
Lo afferma il cardinale Angelo Scola durante la veglia missionaria che sabato 26 ha riempito di fedeli il Duomo di Milano. L’Arcivescovo si riferiva ai 23 tra fidei donum, sacerdoti, suore e laici che ha davanti agli occhi a cui avrebbe consegneto, poco dopo, il crocifisso.
Ma le parole di Scola sono rivolte a tutti gli altri fedeli. A quelli che restano. La veglia è infatti una grande catechesi per chi sarà chiamato nelle comunità parrocchiali a “partire senza partire”, aggiunge il cardinale. È il grande insegnamento della missione, spiega: “La condizione in cui l’uomo vive una relazione nella verità e nella larghezza di orizzonte. Senza la quale non si può vivere il presente e pensare il futuro”. Consapevoli che “non esistono i lontani”, ma che “ogni domanda di ogni uomo deve essere la mia domanda, la nostra domanda”.
Nel Ramo di Mandorlo di questa settimana il riassunto dettagliato dell'omelia del card. Scola.