Il Ramo di Mandorlo n. 24/2015

“Sono donne e bambini e arrivano dall’Eritrea. È questa la nuova presenza di profughi nelle strutture di accoglienza milanesi. Scappano dalla guerra, come le famiglie siriane, come gli eritrei arrivati nei mesi scorsi prima di loro”. È l’inizio del servizio di apertura del Ramo di Mandorlo di questa settimana ed è dedicato ai profughi che arrivano in Italia per poi passare nell’Europa del Nord, che tuttavia li respinge.
“E se le cronache di questi giorni – continua il servizio pubblicato da www.chiesadimilano.it – abbondano di servizi sulla situazione in Stazione Centrale, dove molte persone rimangono a dormire a causa del “tutto esaurito” nelle strutture di accoglienza, chi lavora da tempo coi profughi sa che quello a cui stiamo assistendo è uno scenario inedito. «Da maggio la situazione si è intensificata – spiega Annamaria Lodi, presidente della cooperativa Farsi Prossimo -. Da qualche giorno a Casa Suraya non riusciamo ad accogliere più nessuno, la struttura è piena di famiglie siriane ed eritree: ci sono anche 40 bambini. Allo stato attuale delle cose non possiamo accogliere nuovi arrivi».
"Milano è la porta per l’Europa: «È difficile immaginare che possano transitare altrove – aggiunge ancora Lodi -: da qui, infatti, c’è il maggior numero di treni per l’estero». E così in quest’anno e mezzo la città ha avuto il cuore in mano, ha offerto ai profughi la possibilità che il passaggio fosse anche un’occasione di riposo e ristoro: «La generosità continua: anche in questi giorni a Casa Suraya arrivano pannolini per i bambini e vestiti». La Casa ha una convenzione con la Prefettura e in questi giorni sta rinnovando quella col Comune, bloccata per un ritardo del Ministero.
E che cosa dire, infine, a chi nutre pregiudizi nei confronti dei profughi e li manifesta? «Forse dovrebbero guardarli negli occhi per capire chi sono».
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